PRIMA PARTE
L’attuale realtà sociale sta vivendo un momento particolarmente fertile grazie alla presenza di un numero crescente di genie e di culture che necessitano di entrare in relazione tra loro. La comunicazione interculturale si pone proprio l’obiettivo di dettagliare l’atto relazionale avendo riguardo di analizzare le dinamiche e i modelli interculturali. Noi indagheremo l’argomento dal punto di vista che riguarda le competenze comunicative fruibili, soprattutto nel contesto socio-culturale in cui la lingua è usata. Sbagliare la struttura di una frase può risultare molto meno imbarazzante che non conoscere un tabù culturale o sottovalutare il registro di rispetto. Saper comunicare in un ambiente multiculturale necessita di strumenti adeguati, teorici e pratici, di grande importanza se si vuol migliorare il livello di interazione tra i popoli. L’atto del comunicare in questo contesto deve essere interpretato nel senso inteso dal canadese Erwing Goffman, piuttosto che da quello della scuola californiana di Palo Alto, poiché deve essere sempre considerato un gesto volontario e intenzionale per scambiare messaggi efficaci e raggiungere un obiettivo. Risulta fondamentale riflettere sulla connessione tra cultura e società a partire dalla relazione tra cultura e comunicazione: il concetto di “semantica” si riferisce proprio alle idee che sono utilizzabili per orientare comunicazione e processi sociali, definendo come forme culturali quelle componenti della cultura che orientano le comunicazioni stesse nella gestione del contenuto, delle modalità di partecipazione, dei risultati e delle loro conseguenze. Le forme culturali sono composte da simboli, termine che è definibile come un’unità che racchiude una vasta molteplicità di significati, che si può evitare di spiegare nel dettaglio: fortunatamente nello sviluppo dell’atto comunicativo il complesso dei significati è dato per scontato proprio dall’unità del simbolo. Pensiamo all’esempio dell’anello al dito che richiama a significati comunque legati al vincolo nuziale. Le forme di comunicazione sintetizzano nella unitarietà del simbolo diverse corrispondenze tra significati specifici, senza doverli evidenziare.
I ripetuti e successivi cambiamenti socio-culturali evidenziano la grande varietà delle forme culturali che si sono avvicendate nella storia dell’evoluzione umana: questo fenomeno ha dato vita alla diversità culturale, cioè a tutta quella differenza di orientamenti della comunicazione. Si deve partire dal concetto che il significato della diversità culturale è una costruzione sociale. Per questo motivo è possibile una comunicazione monoculturale che comporta la condivisione dei simboli prodotti. La comunicazione monoculturale presenta le seguenti principali caratteristiche:
- una codificazione primaria precisata con il senso del Noi e Niente altro all’esterno;
- gli appartenenti alla comunità aderiscono al Noi unitario;
- le norme, stabili e certe, respingono ogni forma di variazione.
La trasformazione della comunicazione monoculturale in interculturale rispecchia il cambiamento socio-culturale. La comunicazione interculturale avviene quando si assiste a orientamenti culturali diversificati, a intrecci tra culture. Quando appartenenti a culture differenti si trovano impegnati in uno scambio comunicativo e si originano, tra scenari culturali e comunicativi, interazioni differenti, si ha la comunicazione interculturale, definibile dunque come il trattamento della diversità degli orientamenti culturali prodotti, compresi quelli linguistici, che peraltro sono solo un aspetto.
La comunicazione interculturale si determina quando non si è alla presenza di un’accettazione condivisa di forme culturali univoche.
La contemporaneità, a partire dalla fine del secolo scorso, ci offre e continua ad offrire una società estremamente differenziata, con la conseguenza di aumentare la sensibilità collettiva nei confronti della diversità culturale, che si frena soltanto davanti alla minaccia di destabilizzare forme culturali e religiose ritenute fondamentali. Il rispetto della diversità culturale è in costante aumento come la disapprovazione verso chi questo rispetto non riesce a farlo crescere, nonostante le tendenze etnocentriche siano quasi inevitabili, richiamate dalla sola presenza di stranieri. Dobbiamo essere consapevoli che qualsiasi società costruisce la sua identità in base a forme culturali percepite come fondamentali e necessarie per mantenere inalterate le proprie capacità di consolidarsi e auto-riprodursi, conservando inalterate le sue caratteristiche: per questo non si può chiedere a una società differenziata di apprezzare l’infibulazione, il taglio della mano o, nel caso islamico, il topless. La riflessione da fare non riguarda quali alternative difendere, ma in quale modo gestirle nella comunicazione interculturale in una società in cui la diversità culturale è in rapida crescita. Dopo un periodo che ci ha visti oscillare tra l’incentivazione della separazione e una sorta di pluralismo fintamente tollerante (in grado di accettare solo le diversità più superficiali e certamente non pericolose per la tutela dei diritti fondamentali, individuali e collettivi), oggi si sta affermando l’idea della necessità di armonia delle e tra le diversità, assimilandone i principi costitutivi.
Daniele Gallo
Direttore Didattico UniUma